Rieccomi dopo anni dalla stesura di
un racconto sulla costruzione di un “guscio” (Moscerino), a raccontare la
costruzione di un altro.
Scopo di ciò è far capire ad
eventuali appassionati che si avvicinassero all’autocostruzione, che
realizzare da se una barca può anche essere facile,veloce ed economico.
Dopo il Moscerino realizzai il
FastOne, progetto dell’amico Mario F., un trimarano sicuro, stabile,
comodo e veloce, col tempo mi resi conto che uno scafo più “piatto” sulla
chiglia poteva rendere di più, chiesi quindi aiuto all’amico Jacopo F.,
che in poco tempo mi sviluppo il progetto di Baloss.
Ad oggi ho realizzato solo lo scafo
centrale, riutilizzando gli amas e l’armo di FastOne, ma in futuro proverò
a rifare anche gli amas.
FastOne venne costruito con
compensato da 6mm. Di spessore, lo scafo finito risultò pesare 25 kg., con
Baloss ho voluto rischiare ed usare compensato da 4 mm., devo dire alla
luce delle poche regate già fatte che non è ne delicato, ne flessibile, il
peso è circa 16-17 kg. E si può spostare da soli senza aiuto.
Preciso che si tratta di compensato
di Obeche, una varietà di pioppo, molto più leggero del compensato marino
di mogano, ma incollato con colla non resistente all’acqua, quindi anche
l’interno va verniciato.
Commercialmente viene venduto in
fogli da 320x186 cm. , quindi lo scafo centrale esce da un foglio solo, se
in magazzino ve lo fate tagliare in 3 fette da 50cm. È facile da
trasportare e da questi pezzi più lo sfrido di 30cm. Vi esce la
barca .
Altro azzardo è stato l’uso della
colla vinilica al posto dell’epoxy, riservata ai pochi punti soggetti a
sforzo ed all’applicazione della fettuccia di vetro sugli spigoli esterni.
Preciso che si tratta di colla
idroresistente D3 (il normale Vinavil è un D2) , le poliuretaniche e le
epoxy sono D4, resistenti anche all’acqua di mare.
Lo sviluppo delle linee sui fogli di
legno è semplice, se si mettono due chiodi alla distanza pari alla
lunghezza della barca, 3,05 mt. , e si tira verso l’esterno un listello,
fermandolo a 15 cm. Dalla mezzeria per il fondo, e a 25 cm. Dalla mezzeria
per la coperta, si ottiene il disegno dei due pezzi.
Le fiancate sono strisce rettangolari
di 50 cm. Di altezza e lunghe quanto lo sviluppo della chiglia e della
coperta, in pratica il lato che guarda la chiglia è 1 cm. in meno della
coperta.
Si applicano alle fiancate quattro
listelli 15x15mm. Se si blocca il pannello a metà su un piano e con dei
supporti si tengono sollevate le estremità, il listello, una volta
incollato, manterrà già una sua curvatura, utile in fase di assemblaggio,
fatto questo si assembla la chiglia con le fiancate, sempre con colla
vinilica e piccoli chiodi, che poi si possono benissimo lasciare dentro.
Girata la barca, bisognerà fare una
paratia di rinforzo in corrispondenza dell’albero, altre due per creare il
pozzetto.
Predisposto il tubo che accoglierà
l’albero, con una base robusta su cui scaricare lo sforzo, e messo qualche
distanziale per evitare la flessione delle fiancate una volta in acqua,
si incolla la coperta.
Bisogna anche predisporre delle
tavolette robuste in corrispondenza delle traverse, le quali sono aiutate
dalle paratie a mantenere rigido lo scafo in navigazione.
E’ evidente che a prua e a poppa vi
saranno due listelli su cui incollare le fiancate, questi sono dettagli
che ognuno elabora come crede.
Dove mettere la sede dell’albero, le
traverse e gli accessori questo dipende da che materiale si userà per le
traverse, che tipo di vela si ha a disposizione ecc., qui torna utile
qualche amico che si diletta in progettazione e tra noi ve ne sono di
validi e disponibili (offritegli almeno una buona bottiglia in cambio,
però).
All’interno ed all’esterno è stato
applicato del fondo epossidico (ma va bene anche un turapori), seguito da
una vernice poliuretanica bicomponente, ma va bene anche una
monocomponente o uno smalto.
Nelle foto che accompagnano
l’articolo vi sono delle didascalie che meglio fanno capire le fasi di
costruzione.
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